«Mi ricordo della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce». Sono le parole che in una delle sue lettere san Paolo rivolge all’amico Timoteo, vescovo di Efeso. Mi colpisce molto che il tono della fede non è valutato sulla scorta di studi e dottorati in teologia ma a partire dall’esperienza della nonna e della mamma! La fede non è primariamente una questione di testa ma di cuore… La testa la si educa attraverso lo studio, l’approfondimento, l’analisi, il cuore con la comunione, la vicinanza, l’esempio. È rarissimo che una persona si converta a partire da uno studio… generalmente, tutto parte da una compagnia con qualcuno che vive la fede e che infiamma il cuore. Dovessimo intervistare coloro che frequentano le nostre chiese sulle ragioni della loro fede, immagino che il novanta per cento risponderebbe facendo riferimento all’esempio e alla testimonianza dei propri cari. Mi chiedo che cosa sia mancato nella testimonianza delle ultime generazioni… perchè adulti e giovani hanno abbandonato la via tracciata dai loro padri? Che cosa si è rotto nella catena della trasmissione della fede? È comunque vero che, se è crollata la pratica liturgica, non sono, invece, venuti meno molti dei valori cristiani trasmessi. Fino a quando? Buona giornata