«Insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi». Si sente sempre più assiduamente ripetere che è in crisi l’istituto dell’autorità: in tutti gli ambiti, dallo Stato alla Chiesa, dalla scuola alla famiglia, sembra sia crollato il senso di timore riverenziale dovuto a chi esercita un particolare ruolo o ufficio. Si discute se sia una cosa buona o cattiva e difficilmente si arriva ad una conclusione unitaria. I conservatori vorrebbero un ripristino dell’autorità, i progressisti, al contrario, benedicono una prospettiva più democratica e egualitaria… A partire da questa parola evangelica sembra evidente che l’autorità esiste – l’assunto “uno vale uno” non sembra contemplato – ed è da rispettare! Però, è altrettanto evidente, che l’autorità che Cristo esercita non si riferisce ad un ruolo o ad un incarico specifico ma al modo di fare e di essere! Gesù ha una autorità totalmente diversa dagli scribi: non ha bisogno di affermarla o di imporla! È la gente che gliela riconosce… l’autorità gli deriva dal suo modo di parlare e di agire! Sostanzialmente il parlare e l’agire coincidono. Forse dovremmo farci tutti un bel esame di coscienza: se esercitiamo un ruolo e non ci viene riconosciuta autorità non è che chi ci ascolta vede chiaramente la discrepanza tra quanto diciamo e facciamo? Buona giornata