Quando l’angelo Gabriele portò l’annuncio a Maria, ogni parola era un invito alla gioia e allo stupore: Dio aveva posato il suo sguardo compiaciuto su di lei e il bambino che sarebbe nato avrebbe avuto il compito di salvare il mondo! Come non gioire per un privilegio così grande!

Oggi, però, il vangelo che narra il rito della presentazione al tempio, ha tutt’altro linguaggio: non è più un invito alla gioia ma è una profezia circa la sofferenza che avrebbe dovuto sopportare Maria in forza di quel bambino che aveva messo al mondo.

Gioia e dolore sono tratti che non sono scindibili: la vita non è mai tutta gioia e nemmeno tutta dolore! Ma ogni esistenza non manca di mettere alla prova. Non c’è mamma che mette al mondo un figlio che non porti dentro la gioia per la sua creatura e insieme il dolore per il suo destino.

La gioia della salvezza che noi sperimentiamo è passata anche attraverso il dolore di Maria: la sua capacità di stare dentro il destino del figlio senza intralciarlo ma, semplicemente, accompagnandolo, ha permesso che noi potessimo ricevere tutto il suo amore e la sua misericordia.

I papà e le mamme, seppur soffrendo, sanno accogliere il destino dei figli?