Quante volte viene citata la parabola dei talenti! Devo dire, il più delle volte a sproposito… Sembra che la vita sia un campo di prova dove si salva solo chi produce utile: una sorta di fabbrica dove chi è dotato fa carriera e chi è un po’ più fragile non ha scampo! Ancora peggio, sembra che in questa fabbrica, a qualcuno sia dato tanto e a qualcuno poco e, quindi, ci sia in partenza una discriminazione. No, non è questo il metro di lettura corretto!

Qui c’è da leggere bene il testo: il padrone consegna i suoi beni e parte. Non chiede nulla. Non pone condizioni. L’unica attenzione che ha è quella di dare a ciascuno secondo le sue capacità. Ognuno ha in consegna dei doni e li può utilizzare a suo piacimento: è una ricchezza e non certo un peso! Se pensiamo ai doni che Gesù ci ha lasciato – l’amore, il perdono, la carità – non sono certo cose che possiamo trattenere… per loro natura devono essere donate! E se donate si moltiplicano!

Qual è il problema sollevato dalla parabola? È che ci sono servi che si chiudono a riccio per paura, che non amano, che non donano nulla… vivere in questa maniera è fallimentare! Gesù sprona a giocarsi senza paura: tutto è nostro e noi siamo di Dio!