«Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio». Interessante questo verbo all’imperfetto: l’imperfetto, come declinazione, esprime un’azione che non ha un determinazione precisa nel tempo. Ed è proprio così che qui la dobbiamo considerare: l’ignoranza di Dio non riguarda il passato ma anche il presente! Nel Libro della Sapienza il richiamo è rivolto a tutti coloro che, pur avendo sotto gli occhi la grandezza del creato, non sanno riconoscerne il riferimento al Creatore! L’autore sacro si riferisce in particolare ai pagani che veneravano gli astri e i fenomeni atmosferici in genere come delle vere e proprie divinità… ma che cosa è cambiato rispetto alla nostra cultura contemporanea? Non è forse così? Guardiamoci attorno: non c’è forse una idolatria della natura? La natura non è forse considerata in sè, senza alcuna relazione con Dio e con l’uomo? Il rispetto alla creazione è dovuto in sè o in funzione alla relatività della creazione all’uomo? La rivelazione ha consegnato e affidato la creazione all’uomo, riconoscendolo “signore e custode”… oggi l’uomo è posto alla pari con tutti gli altri elementi, come uno tra gli animali, senza ruolo e senza rilevanza! Questa si chiama idolatria… e l’idolatria non può che svilire l’uomo e ridurlo a nulla… c’è da pensare! Buona giornata