Per decifrare correttamente la metafora con cui Gesù si definisce “pastore delle pecore” è necessario riferirsi alla prassi contadina del suo tempo. C’erano tanti pastori, allora. Ognuno era proprietario di alcune pecore. Durante la notte, si organizzava un unico ovile di raccolta dove si radunavano tutte le pecore e si poneva un guardiano per la vigilanza. Al mattino si presentavano i pastori, il guardiano li riconosceva e permetteva loro di prendersi le pecore e portarle al pascolo.
Accadeva che qualcuno, lungo la notte, tentasse di rapire le pecore ma anche che si presentassero alla porta sedicenti pastori. Al guardiano poteva capitare di far entrare pastori non autorizzati ma la verifica infallibile della sua identità era data dalle pecore: le pecore non si muovevano se non riconoscevano la voce del loro pastore!
Mi ha sempre colpito questa cosa: c’è nel cuore di ogni uomo la capacità di riconoscere a chi veramente appartiene! Ci sono parole che veramente aprono il cuore e spingono alla relazione! D’altro canto, ci sono anche tanti mercenari che fanno il verso del pastore ma, per fortuna, le pecore adulte li sanno riconoscere e abbandonare repentinamente.
Diamo eco alla Parola del Pastore: molti la riconosceranno e potranno finalmente ritornare liberi!