«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?». È una domanda che, in alcune circostanze, potremmo porre anche noi a Gesù… quando veniamo reiteratamente attaccati da una persona in maniera ingiusta, per un certo tempo riusciamo a soprassedere, ma, poi, la rabbia e il risentimento si fanno sentire! Conosciamo molto bene la logica evangelica del perdonare “settanta volte sette” ma l’istinto parla un linguaggio diametralmente opposto! Come fare? Anzitutto è bene riconoscere il perdono come una qualità eminentemente divina: umanamente si reagisce ad una offesa con la difesa, il rincalzo, la rivalsa… il perdono è un’arte che dobbiamo imparare, chiedere, desiderare! È un dono di Dio… se uno perdona significa che ha davvero fatto morire l’uomo vecchio e si è rivestito dell’uomo nuovo! Se il perdono è un arte da apprendere bisogna che accettiamo la sua non immediatezza: direi che è pressoché impossibile perdonare di primo acchito… ci vuole tempo per arrivare a liberare il cuore da ogni residuo di livore e di cattiveria! Chi, ad esempio, dice “perdono ma non dimentico” è ovvio che non ha perdonato ma ha solo rimosso! Perdonare è proprio condonare… e lo si può fare solo una volta riconosciuto il perdono esorbitante di Dio nei nostri confronti! Buona giornata