«Pregando, non sprecate parole come i pagani». A me piace ripetere spesso che è necessario, soprattutto nelle celebrazioni liturgiche, rispondere a voce alta agli inviti alla preghiera che ci vengono rivolti. Per quale motivo? Semplicemente perchè fare proprie le parole della liturgia, esprimerle con la nostra bocca, è un po’ come farle nostre, anche se non sono le nostre! È, sostanzialmente, andare oltre il nostro dire di uomini, appropriandoci del dire di Dio! Se dovessimo avere una perfetta corrispondenza tra la nostra preghiera e il nostro sentire non apriremmo quasi mai la bocca: è troppo oltre la liturgia rispetto al nostro cuore! Ma è proprio questo il bello: la liturgia ci dice quello che siamo! Ci ricorda la nostra dignità di figli di Dio! Abituati ad usare un linguaggio da servi siamo istruiti nuovamente alla nostra vita filiale! Il monito di Gesù a non sprecare parole non è volto a farci chiudere la bocca ma a dare il giusto peso a quella che è la nostra preghiera! Forse dovremmo imparare ad essere meno autoreferenziali e ad assumere maggiormente il linguaggio della liturgia che ha il pregio di tirarci fuori da noi stessi e farci sentire una voce sola nel corpo di Cristo! Pregare il Padre nostro insieme ha ben altro sapore rispetto al pregarlo da soli… Buona giornata