«Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?». La quaresima, per moltissimi credenti e non, si identifica con il digiuno. Sembra quasi ridotto ad una sorta di ramadan cristiano… Si passa pure dalla banalizzazione alla estremizzazione della pratica dell’astinenza dalla carne: è un gran parlare sulla valore o no di queste rinunce! Come sempre, nelle questioni che riguardano la fede, occorre ricordarci che ogni punto di vista non va assolutizzato ma integrato nella logica del et – et. Cioè: il digiuno non è il centro di tutto ma non è nemmeno una corollario marginale del cammino penitenziale. È fuori dubbio che la sola rinuncia non serve proprio a nulla: è solo una pura prova di forza dell’orgoglio nel dar prova di sè! Per questo, occorre tenere in grande considerazione le parole di Isaia che orientano il digiuno nella direzione del “fare qualcosa di più nel bene” piuttosto che nella direzione del semplice “rinunciare a qualcosa”! È così che ogni forma di digiuno che doverosamente ognuno di noi deve assumere abbia come sbocco l’amore, il dono di sè, l’elemosina in senso lato. Buona quaresima