La Parola da vivere proposta dai nostri sacerdoti

Gv 20,19-28 La sera di quel giorno, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

 

«Mostrò loro le mani e il fianco»

“Venne Gesù”: la sera di Pasqua è una serata di incontri con Gesù Risorto. Alcune sottolineature (le porte chiuse, lo stare in mezzo) ci ricordano che l’iniziativa è, come sempre, totalmente Sua. Ciò che indica ai suoi per farsi riconoscere, poi, è spiazzante: “Mostrò loro le mani e il fianco”. Sono i segni indelebili della Passione, del dono eucaristico della sua vita, distintivo di Gesù e del cristiano. La Pasqua e i doni che ne scaturiscono, la pace e lo Spirito, non cancellano la Croce, ma sorgono da essa. Anche a Tommaso, che otto giorni dopo, con tenacia, è ancora lì, sono mostrati gli stessi segni, affinché non sia “incredulo, ma credente”; è ciò che, conclude Giovanni, tutti siamo chiamati ad essere, per “avere la vita nel suo nome”, senso ultimo della nostra fede.