SANTA FAMIGLIA – 27 dicembre 2020
Dal Vangelo secondo Luca 2, 26

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione ».

LA PAROLA DA VIVERE PROPOSTA DAI NOSTRI SACERDOTI

“Lo Spirito Santo era su di lui”

E’la festa della Santa famiglia e il Vangelo ci racconta la presentazione di Gesù al tempio. La scena è dominata dalla figura di Simeone che, illuminato dallo Spirito Santo, aiuta tutti a cogliere il mistero di quel bambino. La normalità di una famiglia che adempie la legge di Mosè si declina con l’evento straordinario del manifestarsi della salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli.

Solo la presenza dello Spirito ci aiuta anche oggi a leggere il divino che c’è nella nostra famiglia.  Il sacramento del matrimonio, il comandamento di amarci come Gesù ci ama, il portare la croce quando arriva, la preghiera fatta da ciascuno e insieme, il cercare il Signore per noi e per i nostri figli nel catechismo, sono tutti segni che Gesù sta di casa in casa nostra. Lui diceva dove sono due o più uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro.

La festa della Santa famiglia diventa allora l’occasione per una lettura più religiosa della nostra quotidianità.  Il male non è solo problema psicologico o relazionale ma si connota anche come mancanza a quell’amore che Dio ci chiede di avere sempre.
E il bene, oltre a costruire la felicità di tutti i membri, diventa autentica esperienza di santità.