XXX DOM. T.O. – B – 28 OTTOBRE 2018
«Balzò in piedi e venne da Gesù» (Mc 10,50b)
Centrale in questo vangelo è l’azione di un uomo che sta chiamando qualcun altro. Un individuo che ha a cuore colui che sta chiamando, che vuole potergli dire quanto importante lui sia ai suoi occhi. Contro ciò che alcuni staranno a questo punto pensando, colui che chiama non è il povero Bartimeo, che più che altro grida nella sua cecità, invoca la pietà di quel Gesù che non vede ma che sente che sta passando; colui che chiama, anche questa volta, è Gesù stesso. È il Cristo che sente il grido disperato del sofferente e dice ai suoi «Chiamatelo!». Il cieco Bartimeo, in cerca di guarigione, quel giorno ha compreso che Gesù, il figlio di Davide, poteva donargli la salvezza. Questa sua nuova intuizione lo inserisce in un progetto di salvezza più ampio, che già lo coinvolgeva prima di allora, senza che lui ne fosse ancora consapevole, il progetto di Dio. Accogliere Cristo, cercarlo con forza quando siamo nella prova, significa accogliere anzitutto quella salvezza per la quale da sempre lui chiama ognuno di noi. Così quella di Bartimeo da invocazione diventa risposta, assenso alla convocazione del Signore Gesù.
Notiamo anche il forte contrasto tra i molti che rimproveravano Bartimeo perché tacesse e coloro che invece sono portatori della parola di Gesù e avvicinandosi gli dicono: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Di fronte al grido dei sofferenti possiamo cercare di silenziare il loro dolore perché ci sembra inopportuno, perché è più comodo che non gridino per la strada; oppure possiamo farci portatori del desiderio di Dio di accogliere chi è nella difficoltà usando parole di incoraggiamento e consolazione. La nostra parola può contribuire a far balzare in piedi e venire a Gesù gli altri più di quanto a volte pensiamo.