XXV DOM. T.O. – B – 23 SETTEMBRE 2018
«Di che cosa stavate discutendo per la strada?» (Mc 9,33b)
Per la seconda volta nel vangelo di Marco Gesù annuncia ai suoi discepoli quello che gli succederà e per la seconda volta i discepoli non comprendono. La scorsa domenica abbiamo avuto modo di vedere l’incapacità di Pietro di accettare la croce a cui il suo Messia dichiarava di andare incontro, oggi è l’intero gruppo che ancora non ha la forza per metabolizzare quello che il Maestro sta dicendo.
«Avevano timore di interrogarlo», scrive san Marco. Non sappiamo che cosa temessero di preciso i discepoli, forse temevano di essere duramente rimproverati come era accaduto a Pietro; forse per quel che diceva percepivano una distanza nuova da Gesù che impediva loro di esprimersi liberamente; forse speravano che Gesù cambiasse idea sui prossimi passi da compiere in quanto Messia.
Ma evitare di affrontare il discorso non ha migliorato la situazione. Interrogati sull’argomento di cui parlavano per strada, gli apostoli rivelano un’altra volta che le loro attese non corrispondono alla volontà di Gesù: discutere su chi tra loro fosse il più grande è l’esatto opposto della consegna del Figlio dell’uomo di cui lui parlava.
Così Gesù correggendo dolcemente il tema della loro discussione cerca di rendere più comprensibile anche l’annuncio della sua morte: la sua consegna nelle mani omicide dei suoi nemici non equivarrà ad un fallimento, ma sarà la strada per la vera grandezza, perché la logica di Dio insegna che «chi vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti». E chi saprebbe farsi più ultimo del unico Figlio di Dio onnipotente, che mette tutta la sua vita nelle mani dell’uomo fino a lasciarsi inchiodare ad una croce?