XVIII DOM. T.O. – B – 5 AGOSTO 2018
«Quale segno tu compi?» (Gv 6,30a)
I segni di Gesù hanno lo scopo di rimandare a qualcosa di ulteriore, sono piccole parentesi nella normalità, in essi l’uomo può cogliere una scintilla o un bagliore dello splendore divino e così decidere di lasciare che sia quella luce eterna ad illuminare la sua vita. Ma tra i contemporanei del Signore manca questa consapevolezza. Tutti lo cercano, anche con fatica, ma lui sa che cosa li spinge nella loro ricerca: «Voi mi cercate […] perché avete mangiato di quei pani».
Quegli uomini cercano da Gesù la soluzione facile per i loro bisogni quotidiani, cercano ripetute moltiplicazioni dei pani e dei pesci per vivere una vita tranquilla, vorrebbero che Gesù provvedesse a tutto il necessario della loro quotidianità con il suo potere soprannaturale, vogliono arricchirsi grazie a lui.
Ma Gesù sposta il fuoco dell’attenzione. Invece che del bisogno materiale – il pane – Gesù si offre come soluzione per saziare il bisogno assoluto dell’uomo, il bisogno di Dio. Quello che lui offre agli uomini di ogni tempo, noi compresi, assaporabile nei gesti e nei doni che ogni giorno elargisce, è lui stesso, è la sua vita divina, è la partecipazione alla gloria eterna. Il pane che ci dona nell’Eucaristia, cioè il suo stesso corpo, cioè lui stesso, non vuole saziare la nostra fame biologica. La comunione è un vincolo indistruttibile tra la nostra esistenza e la sua, un’elevazione della nostra umanità alla sua divinità.
Cogliamo allora i segni che Gesù compie tutt’oggi nel mondo, numerosi e a volte grandiosi, perché scaldino in noi il desiderio di poterlo incontrare e divenire parte di lui.