XII DOM. T.O. – B – 24 GIUGNO 2018
«Giovanni è il suo nome» (Lc 1,63b)
Il racconto suggestivo della nascita di Giovanni il Battista ci permette di riflettere sull’accoglienza dell’azione di Dio, che è disposizione essenziale di chiunque voglia comprendere la sua volontà e vivere in comunione con lui.
Zaccaria scrive sulla tavoletta il suo parere sul nome del suo bambino neonato e non possiamo fare a meno di apprezzare la forma linguistica che utilizza. Non scrive: «Giovanni sarà il suo nome»; la la sua affermazione è perentoria: «Giovanni è il suo nome!». Non si tratta di una prepotenza di un padre che si sente onnipotente verso il suo bambino, al contrario, è il riconoscimento che il piccolo nato da Elisabetta ha già un nome, scelto da colui che l’ha donato al mondo, scelto da Dio.
La fermezza di Zaccaria, che gli merita in quello stesso momento lo scioglimento della lingua e la possibilità di tornare a parlare, è l’opposto del si è sempre fatto così a favore dell’affermazione della volontà di Dio prima di ogni altra cosa. Ai nuovi genitori non importa se nessun parente prima di allora aveva avuto come nome Giovanni; quella era la volontà di Dio e loro hanno compreso che essa viene prima di ogni tradizione e o abitudine.
Non facciamo l’errore di pensare che Dio, manifestandosi come nel caso della scelta del nome del Battista, voglia imporre la sua onnipotenza