IV DOM. T.O. – B – 28 GENNAIO 2018 «INSEGNAVA COME UNO CHE HA AUTORITÀ» (MC 1,22B)
A quel tempo tutti ascoltavano quello che dicevano gli scribi. Studiosi dei Profeti e della Legge, quegli uomini custodivano e ripetevano agli israeliti l’alleanza che fin dal Sinai vincolava il popolo a Dio, predilezione e libertà in cambio dell’esclusività.
Ma le parole di Gesù stupiscono. Non è uno scriba, eppure il suo insegnamento supera addirittura quello degli scribi. E la differenza la fa quella sua autorità, in grecoexousia, che pur senza andar contro le verità della fede ebraica, promosse da tutti gli scribi, le supera e riempie di contenuto nuovo. L’autorevolezza di Gesù non è conseguenza del suo tono di voce o del senso di soggezione che poteva trasmettere; è piuttosto l’effetto del legame naturale tra lui e ciò che insegna, tra la sua identità di Figlio di Dio e il messaggio del Vangelo. La sua autorevolezza è il segno dell’alleanza nuova, che con parole vecchie – l’insegnamento dell’Antico Testamento non è stato mai rigettato – promette un mondo completamente rinnovato nella persona di Gesù.
Che la parola di Gesù è diversa da quella degli scribi – perché è parola incarnata e vissuta e non soltanto ripetuta e riportata – lo riconoscono anzitutto gli spiriti impuri, che di fronte alla visione della propria impotenza e rovina vengono assaliti dalla disperazione. Per noi l’autorevolezza di Gesù è invece lo spiraglio di luce che si fa strada nelle tenebre, è la mano potente che ci risolleva dalle nostre cadute, è l’insegnamento nuovo che dà senso all’esistenza.
Cercare e seguire l’insegnamento di Gesù, ascoltando il suo Vangelo e la sua Parola, significa stupirsi e rasserenarsi di fronte al volto di Dio, che si rende visibile e accessibile nelle nostre giornate.