“Va’ dietro a me”   XXII DOMENICA T.O.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 21-27)
L’episodio della confessione di Pietro, che abbiamo ascoltato sette giorni fa, si conclude con l’invito di Gesù a non rivelare la sua identità di Messia. Un fatto che può sembrarci strano in ottica missionaria, ma che si spiega con la consapevolezza che i discepoli devono ancora fare un lungo cammino prima di capire cosa significhi che Gesù è il Cristo. Il rischio di pensarlo con i criteri umani della potenza e della spettacolarità, di ragionare “secondo la carne e il sangue”, è sempre vivo. Non stupisce, pertanto, il duro rimprovero rivolto a Pietro, che segue immediatamente la lode ascoltata settimana scorsa (“Beato sei tu, Simone”), e che è motivato proprio dal fatto di pensare non “secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Sembra di sentir risuonare le espressioni del profeta Isaia: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore” (Is 55,8). Il rimprovero si concretizza con parole forti: “Va’ dietro a me, Satana”: in effetti, sono le stesse parole con cui Gesù si rivolge al tentatore nel deserto, e si oppongono alla medesima logica: rifiutare la via di Dio per percorrerne una umana, senza la Croce. E la risposta a questa logica è riportare il discepolo al suo posto, dietro a Gesù, a impararne e attraversarne le stesse strade, quelle di Dio. Seguirlo, rinnegare se stesso, prendere la propria croce significa imparare a fare dono della propria vita. Come Gesù.