“Se mi amate”  VI DOMENICA DI PASQUA
Dal Vangelo secondo Giovanni 14, 15-21
Più volte, nelle poche righe del Vangelo di questa domenica, torna una parola cara a Giovanni, il verbo “vedere”: esso indica la capacità di scrutare a fondo, di andare oltre l’aspetto esteriore delle cose e dei fatti. Gesù dice che il “mondo” non può vedere lo Spirito e non vedrà neppure Lui, dopo la sua morte in croce, e questo perché non c’è affinità tra il mondo e lo Spirito e non c’è volontà di aprire gli occhi e di vedere. Al contrario, i discepoli possono vedere, conoscere e quindi accogliere lo Spirito, perché disposti a uno sguardo autentico e profondo sulla realtà.
Ma questa riflessione è introdotta da un’espressione, “se mi amate”, che diviene centrale per capire l’intero brano. L’amore appare come il vero motore di ogni aspetto della fede: è amando Gesù che si osservano i suoi comandamenti (senza amore rimane solo un vuoto rispetto esteriore), è lo stesso amore che regge il dono dello Spirito, è l’amore che apre gli occhi del discepolo e gli consente di vedere oltre ogni apparenza. È vero anche il dinamismo inverso: la verifica più genuina dell’amore a Cristo è l’osservanza dei suoi comandamenti, che si concentrano nell’amore fraterno.
È questo amore, dunque, che porta alla manifestazione di Dio, che porta a una presenza, quella dello Spirito, che rimane con noi per sempre.