Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5, 1-12                                                                                                      “Beati”
La liturgia di questa domenica ci fa iniziare il primo grande discorso del vangelo di Matteo, quello della Montagna, che ci accompagnerà fino alla Quaresima.
Gesù “si mise a parlare e insegnava loro”: l’introduzione al discorso ci ricorda che tutti abbiamo sempre bisogno di imparare da Gesù, per essere veri discepoli. Non solo: l’ultimo invito del nostro brano (“Rallegratevi ed esultate”) è indizio del destino di gioia a cui tutti siamo chiamati, a cui siamo condotti dal nostro andare dietro a Cristo.
Questa gioia è scandita dalla parola “beati”, che si ripete nove volte: una parola semplice e, nello stesso tempo, carica di un significato che ci accorgiamo di non riuscire mai a comprendere e a possedere fino in fondo. Intuiamo, però, che in essa è racchiusa la misura del programma di vita cristiano: quando si vive l’istanza evangelica, allora una logica nuova, altra rispetto alle nostre logiche consuete, ci riempie la vita, ci porta al compimento del nostro essere uomini.
Si tratta di una possibilità donata a tutti: con le beatitudini, Gesù proclama che il Regno è arrivato e che quanti sono da noi considerati ai margini della vita sono, al contrario, al centro di questa esperienza.
Nessun uomo, peraltro, vive in pienezza tutte le beatitudini, ma solo Cristo. Perciò abbiamo bisogno anche noi di seguire l’esempio di quei discepoli che “si avvicinarono a lui”: solo standogli vicino, ascoltandolo, accogliendone l’esempio, vivendo in comunione con lui, possiamo davvero camminare sulla strada che ci porta a essere “beati”.