“E tu vieni da me ?”
Così come nei primi passi del tempo di Avvento, anche oggi, nella festa del Battesimo di Gesù, che conclude il tempo liturgico del Natale, ci ritroviamo sulle sponde del fiume Giordano, in compagnia di Giovanni.
L’episodio del battesimo è ricordato da tutti e quattro i Vangeli e, nella versione di Matteo, che meditiamo in questo anno liturgico, si coglie la sottolineatura dell’Evangelista circa l’adempimento della giustizia e il compiersi delle profezie antiche. In particolare, il Giordano è legato all’ingresso di Israele in Canaan con Giosuè (il cui nome in ebraico è evocativamente simile a quello di Gesù); ma è anche collegato al “passaggio di consegne” tra il profeta Elia ed Eliseo, che ne prende il testimone. Gesù, il figlio del Padre, in cui Egli ha posto il suo compiacimento, è dunque il compimento di ogni attesa profetica e ci fa entrare nella pienezza del regno di Dio.
Particolare importanza riveste, però, la domanda stupita di Giovanni il Battista: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. Essa è nella linea di quella conversione che lo stesso Battista deve affrontare, dall’immagine di un messia vendicatore a quella di colui che si fa uomo mettendosi in fila con uomini peccatori per essere battezzato.
Nel passaggio al tempo ordinario della liturgica, questa domanda concretizza anche lo stupore dell’incarnazione contemplata nel Natale, quella di un Dio che non sta lontano ad aspettare il nostro cammino verso di Lui, ma, al contrario, viene a noi a donarci la sua salvezza. Possa questo stupore trovare sempre accoglienza nella quotidianità della nostra vita.