“Fate dunque un frutto degno della conversione”
L’austero Giovanni predica nel deserto, attraendo a sé grandi folle da tutta la regione. Il suo annuncio è racchiuso in poche parole, pressoché le stesse con cui anche Gesù inizierà la sua predicazione: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Giovanni, nell’essere il “precursore” di Gesù, colui che gli prepara la strada, ci consegna l’immagine di un Messia pronto al giudizio: da qui l’invito alla conversione che non riguarda solo chi non appartiene al popolo di Dio, o alcune categorie di esso, ma tutti.
La conversione è una costante della fede, al punto che potremmo dire che non c’è fede autentica se non c’è conversione, nel senso della disponibilità ad accogliere lo Spirito santo, Spirito che agisce in noi, e cambia il nostro cuore, la nostra mente, le nostre strade.
Se la conversione tocca una sfera più interiore (essa non coincide con una serie di atti religiosi), tuttavia Giovanni ci invita tutti a fare frutti degni della conversione, ci chiede cioè di raggiungere la concretezza nella quotidianità della nostra vita.
Come l’albero, che affonda e nasconde le sue radici nella terra, e da lì con esse trae il suo nutrimento. E che nei suoi rami rivolti al cielo, ben visibili, ci mostra e ci dona la dolcezza dei suoi frutti.