Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi “averi ” non può essere mio discepolo
Gesù sta salendo a Gerusalemme e tanti lo seguono … ma come e perché? Egli vuole discepoli consapevoli e liberi e per tre volte a chi vuol seguirlo ripete “… non può essere mio discepolo” con l’ invito a pensarci bene prima di intraprendere l’impresa di una vita con lui infatti Egli pone tre condizioni: 1. pretende di avere un posto nel nostro cuore prima dei familiari e della propria vita, 2. chiede di portare la propria croce come farà lui 3. e di rinunciare a tutti i propri averi. Una tale pretesa può venire o da qualche esaltato oppure da Dio. Gesù in questo modo dichiara di essere quel Figlio di Dio mandato dal Padre per dare all’uomo ciò che nessuna di queste realtà così importanti e buone può offrire! Egli non è contro gli affetti sacrosanti della famiglia o gli averi necessari per una vita dignitosa e che vengono dalla sua stessa Provvidenza. Vuole al contrario farci riscoprire questi ed altri valori in una dimensione più profonda e liberante.
Mettere Gesù prima del padre, della madre, dei figli, degli averi e della stessa vita significa anteporre la nostra vocazione cristiana alle condizioni dettate da queste realtà talvolta in contrasto con il volere di Dio! Spesso noi amiamo queste persone o cose solo per noi stessi. Dobbiamo invece riscoprire il loro valore autentico: scorgere la presenza di Gesù in ogni nostro prossimo e la provvisorietà di ogni bene materiale. Tutti ammiriamo quelle persone che hanno avuto il coraggio di seguire il Maestro con una scelta totalitaria ma quando anche a noi è chiesto di fare altrettanto pur con modalità e situazioni diverse allora ci allontaniamo da Gesù tristi come il giovane ricco. “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi “averi” non può essere mio discepolo!