“Signore, tu conosci tutto: tu sai che ti voglio bene”

 La liturgia ci propone oggi un ampio brano dall’ultimo capitolo del vangelo di Giovanni.  La nostra attenzione si concentra sul dialogo lì riportato tra Gesù e Pietro.

Tre domande, un unico contenuto.  Per tre volte, la domanda di Gesù ha come contenuto l’amore. Questo Gesù si aspetta dal primo degli apostoli: l’amore, prima e più di ogni altra cosa. Per poter essere pastore, è necessaria una chiara confessione d’amore.

Tre le domande come triplice è stato il rinnegamento. Pietro, per tre volte, durante la passione, aveva negato di conoscere Gesù: gli aveva detto “no”. Ora è invitato per tre volte a dire il suo “sì” a Gesù. In questo modo, è in grado di fare memoria della paura che lo aveva fatto cadere e di accogliere la mano di Cristo che nuovamente lo solleva.

Signore, tu sai che ti voglio bene. C’è una piccola sfumatura da non perdere nella risposta finale di Pietro di fronte alla domanda di Gesù. Gesù chiede se lo ama; Pietro dice che gli vuole bene. Voler bene non è ancora amare. Amare resta una meta, anche per Pietro. Pietro, dopo il tradimento, si è fatto più umile e consapevole della propria fragilità; sa fin dove può arrivare. E Gesù accoglie la misura di amore che il discepolo riesce ad offrirgli. Si china su Pietro così com’è.

Cristo attende il nostro amore, così com’è. Ci penserà Lui a renderlo grande con la sua grazia.