“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.”

Il brano che siamo invitati a meditare questa domenica continua il racconto della settimana scorsa. Gesù sta parlando nella sinagoga di Nazareth e sintetizza in questo detto il clima che percepisce tra la gente che lo ascolta. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Gesù mette in parallelo due concetti: il profeta e la patria. Il profeta è l’uomo di Dio, esprime la novità, è portatore di un messaggio diverso da quello solito. La patria dice invece il paese, la famiglia, la normalità, le cose di sempre, una continuità che non si lascia mettere in discussione. Le due realtà tendono ad escludersi a vicenda. Gesù dice la sua sofferenza di non poter comunicare un divino, impossibilitato a vincere il preconcetto che un falegname non può essere il Messia.

Nessun profeta è bene accetto nella sua patria. La cosa è sempre attuale. Ogni domenica quello che siamo rimane più forte della divina novità che ascoltiamo. Neanche in noi, come negli abitanti di Nazareth, la profezia riesce a scuotere il nostro umano.

Nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Questa settimana vogliamo provare a rovesciare le cose. Permettiamo alla novità del Vangelo di mettere in crisi la nostra religiosità individuale, tradizionale e carica di compromessi.