Pietro aveva un rapporto con Gesù molto deciso. Aveva preso sul serio la chiamata e si sentiva investito di un ruolo di prim’ordine. Nelle situazioni più complesse prendeva la parola e si schierava sempre dalla parte di Gesù. Verrebbe da dire il discepolo modello di cui essere fieri e sentirsi al sicuro. Eppure.

Eppure, Pietro è il discepolo che più degli altri si rende responsabile dei più grandi svarioni. Troppo sicuro di sè vorrebbe dettare l’agenda a Gesù. Oltre a ciò, nel momento della prova, si rivela pavido e codardo, incapace di tenere la schiena diritta. Un uomo del tutto nella norma. Altro che discepolo modello. Eppure.

Eppure, Gesù risorto, apparendo ai discepoli, riserva a Pietro una benevolenza e una predilezione assolutamente unici. Proprio a Pietro, responsabile di un pesante rinnegamento, chiede nuovamente di mettersi al suo seguito. Gesù non ha cambiato minimamente il suo parere su Pietro. Anzi. Ora, preso coscienza del limite, può davvero stare a fondamento della Chiesa.

“Pasci le mie pecore”, è l’esortazione rivolta a Pietro. Ora è in grado di capire come sono le pecore. Lui stesso ne è l’immagine. E Gesù è il pastore. Se Pietro deve pascere, ora ne conosce lo stile. È quello della misericordia. Quello che Gesù ha usato con lui.