«Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me». Gv 14,6-14. Difficile per noi capire questa cosa. La percezione che abbiamo è di essere individui. Ci sentiamo un isola. L’autoreferenzialità è il tratto distintivo del nostro percepirci. Gli altri sono proprio altri da noi. L’unico legame che avvertiamo è quello di sangue. Lo riconosciamo ma non sempre corrisponde ad una reale appartenenza. Gesù mostra un modo di essere completamente diverso. Non si pensa e non si concepisce se non in rapporto al Padre. L’identità di Gesù è primariamente la sua relazione, il suo essere figlio. Non esiste se non in rapporto al Padre. È un legame che nulla ha a che fare con la sudditanza o la dipendenza. È proprio l’espressione più alta della libertà, dell’amore. Il nocciolo del Vangelo sta proprio in questo: l’annuncio della nostra figliolanza! Non siamo delle meteore impazzite che schizzano a destra e a sinistra senza ragione… siamo figli pensati, amati, desiderati! Siamo una storia d’amore. La vita non è da concepire come un’opera autonoma e solitaria ma come una costante interazione con Colui che ci ama e ci sostiene. Niente come la solitudine disorienta e fa sentire la fatica della vita. Ritroviamo il nostro rapporto con il Padre… Buona giornata