«Credevano di vedere un fantasma». Lc 24,35-48. Gesù sembra agli occhi dei discepoli un fantasma, un’immagine, uno spirito. Invece no, è carne! È proprio Lui in persona. Non può che sconvolgerci questa affermazione. Un morto è destinato alla corruzione, come può presentarsi vivo? È chiaro che i discepoli credono di avere le traveggole. Qui si schianta la nostra ragione sperimentale. Qui si gioca la sfida della fede. La natura è totalmente superata, il sospetto che i discepoli si siano inventati tutto è più che legittimo. Paradossalmente è più credibile la nostra risurrezione della carne rispetto a quella di Cristo. Nel Battesimo noi moriamo e veniamo sepolti nel fonte per, poi, risorgere vivi nella nostra carne. La nostra carne è davvero risorta in Cristo. Ma se Cristo non è risorto veramente nella carne – dice san Paolo – è vana la nostra fede! Io credo nella trasparenza dei discepoli che, senza alcuna volontà di apparire religiosi e perfettini, hanno dichiarato la loro fatica a credere esigendo più riprove della effettiva realtà corporea del Risorto. I discepoli hanno creduto attraversando l’incredulità. L’incredulità che sperimentiamo nel cuore non ci deve nè stupire nè allarmare. Soltanto ci deve intestardire nel desiderio di toccare con mano il Risorto! Ce la faremo… buona giornata