L’ingresso di Gesù in Gerusalemme è trionfale. Lo attendono bambini in festa. Il popolo è euforico. Le attese sono tante. Se davvero è il Messia, Israele finalmente potrà godere di tutto il suo prestigio e della sua libertà. In Gesù sono poste tutte le speranze di un popolo che attende il compimento delle promesse.

Nella processione di questa domenica, anche noi, oggi, viviamo lo stesso dinamismo. Gesù viene a salvarci. È il Signore. Tutti riponiamo in Lui grandi speranze. Quali cambiamenti viene a portare? Che cosa opererà Gesù dentro le nostre vite diroccate? Siamo pronti a seguire la via che traccerà?

Come gli ebrei anche noi rischiamo di rimanere delusi. Nel nostro cuore ci sono aspettative troppo definite. Vorremmo che Gesù venisse a fare ciò che noi vogliamo. A conservare ciò che ci piace. Al contrario, Gesù butta all’aria i nostri progetti e le nostre abitudini. Ci invita a seguirlo dove noi non vogliamo andare…

Entrare nella settimana santa richiede la disposizione a mettere da parte i nostri déjà-vu. Seguire l’Uomo della croce significa spogliarci di noi stessi. Morire nelle nostre sicurezze. Essere discepoli richiede diventare una cosa sola in Lui. Se non non siamo disposti a superare i nostri steccati, ancora viene rinnegata la Sua signoria.