Chi sono i primi discepoli? Dei falliti! Persone che dichiarano apertamente di aver faticato tanto ma di aver ottenuto poco. Chi è pieno di sè, chi raggiunge obiettivi, chi riempie le reti di pesci, non ha bisogno degli altri, si basta. Lo spazio creato dai nostri buchi esistenziali è l’opportunità per uscire dal nostro io e trovare l’Altro.

Ma esiste veramente un uomo che è davvero così sazio di sè da non aver bisogno di nessuno? Può darsi che le ricchezze e il potere riescano a dare la parvenza di una pienezza ma la nostra umanità ha fame d’altro. Ogni uomo ha bisogno di sguardi, di parole, di carezze. Nessuno se li può dare da solo. È un dato incontestabile.

Ho in mente quando da adolescente tentavo le mie fughe in avanti, cercando una autonomia dai genitori, dagli educatori, dalla cerchia ristretta dei vicini: tutti mi dicevano “verrà il momento in cui avrai ancora bisogno e ritornerai!”. È proprio così: è solo boria e presunzione il delirio di essere sufficienti a se stessi!

Pietro si inginocchia davanti a Gesù e riconosce le sue mancanze, i suoi fallimenti. È proprio per questo motivo che riceve da Gesù un mandato ad essere pescatore di uomini: chi ha sperimentato il fondo è in grado di capire chi si trova in quella condizione e allora può essere veramente d’aiuto.