I nostri fratelli ebrei hanno posto a fondamento della loro fede l’ascolto. Ogni pio israelita, tutti i giorni, è invitato a ripetere lo “shemà”: “Ascolta Israele! Il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno“. Dio parla ed è necessario che Israele ascolti. Abramo ha ascoltato una Parola e su quella Parola si è messo in cammino.
L’esperienza cristiana non ha abbandonato, ovviamente, questa dimensione dell’ascolto, però, vi ha aggiunto il vedere. Dio si mostra, fa vedere il suo volto, si fa conoscere. Non si può più parlare di “fede cieca”: Gesù è il volto manifesto, visibile, di Dio. Ai discepoli che chiedono di poterlo seguire, Gesù dice: “Venite e vedete”.
È questa la meraviglia e la gioia che Simeone ha provato nel momento in cui ha preso tra le braccia quel bambino che Maria e Giuseppe, come tutti i buoni ebrei del loro tempo, avevano portato al Tempio per offrirlo a Dio, in quanto primogenito. Simeone vedeva con i suoi occhi ciò che per tutta la vita aveva ascoltato con gli orecchi!
Lo sappiamo: il nostro destino consisterà nel contemplare il volto del Padre. Guardando Gesù ne abbiamo un anticipo evidente e credibile. Teniamo fissi gli occhi su di Lui: ci sarà più facile riconoscere il volto misericordioso di Dio.