Ascoltare è un’arte che si impara. Da neonati non parliamo ma ascoltiamo. Apprendiamo la vita attraverso le parole che ci vengono rivolte. Se un bambino nella culla non ascolta si indaga immediatamente perchè, di certo, c’è qualcosa che non va. L’uomo brama la parola tanto quanto brama il cibo. La parola, in qualche modo, sazia la fame di senso…

Le parole hanno un peso. Il peso è commisurato all’importanza che diamo a chi le pronuncia. La stessa parola detta da una persona e detta da un’altra cambia radicalmente. La parola ha, quindi, il sapore e il profumo di chi la pronuncia. Dalle parole siamo in grado di conoscere e riconoscere una persona.

Mi capita, a volte, di ascoltare dei video di persone care che sono passate a miglior vita: non riesco a trattenere la commozione. Le parole sulle labbra di chi le ha pronunciate hanno una bellezza e una pregnanza non replicabili. L’ascolto è in grado di riesumare emozioni e sensazioni uniche.

Questa cosa è visibilissima nell’esperienza del popolo d’Israele: digiuno della Parola di Dio a causa dell’esilio, non appena si è realizzata la possibilità di riascoltarla ha suscitato in tutti una reazione di gioia e di felicità incontenibili. In quella Parola, ancora era dato di sentire e vedere Dio! Non poca cosa…