«Chiunque rimane in lui non pecca». Fa molto pensare questa espressione. È possibile ad un uomo non peccare? Forse c’è da chiarire un po’ di cose: un conto è il peccato e un conto sono i peccati. Sant’Agostino, ad esempio, dichiarava che dopo il battesimo non si era più confessato! Dobbiamo, quindi, dedurre che non ha mai avuto pensieri, parole, opere ed omissioni di alcun tipo? Ne dubito categoricamente! C’è da chiarire, allora, che si intende per peccato la rottura esplicita e voluta nei confronti di Dio e si intende per peccati le azioni difformi dal vero bene che, nonostante l’impegno e la volontà, l’uomo commette. In questo senso comprendiamo come quanto l’evangelista Giovanni afferma è possibile: chi rimane in Dio, prega, combatte contro la propria cattiveria, sebbene, a volte cada nelle reti del maligno, non perde la comunione con il Signore a cui è legato da un vincolo d’amore indiscusso! Tra l’altro: nella prassi antica erano definiti peccati mortali da confessare assolutamente solo omicidio, adulterio e apostasia… gli altri peccati erano considerati assolti nell’atto penitenziale della Messa. Capite, allora, che ciò che è necessario custodire in primis non è tanto una vita indefettibile ma la vita di fede! È la fede che muove i passi della conversione nella direzione più giusta! Buona giornata